Canapa: dalla coltivazione ai suoi molteplici usi e consumi. Piccola storia, proprietà e benefici.
Partendo dal Medioevo è utile ricordare che gli arabi importarono in Sicilia durante la conquista dell'isola alcune piante arboree fondamentali e tra queste: la canna da zucchero, il cotone, il sommacco, lo zafferano, il lino, l'hennè e la canapa. Tutte piante altamente produttive e utili che rivoluzionarono l'agricoltura siciliana medievale con la conseguenza del trasferimento di queste coltivazioni anche nel resto dell'Italia meridionale. Questa la probabile origine della coltivazione della canapa in Italia. In Sicilia le campagne si popolarono di molte abitazioni, mulini, norie e opifici stimolando, nella Sicilia araba, la crescita della piccola proprietà sulle ceneri del latifondo e di molteplici attività industriali connesse con la trasformazione dei prodotti e la loro conseguente commercializzazione: le campagne siciliane rifiorirono anche grazie alle raffinate tecniche irrigue importate dai musulmani.
La canapa era una pianta polivalente e disponibile a molteplici utilizzi: già gli arabi del medioevo la utilizzavano come combustibile e fibra tessile, per la produzione di oggetti domestici ed artigianali ed, in fitoterapia, per le sue proprietà antiinfiammatorie, lenitive e rilassanti. In Puglia è probabile che la coltivazione delle canapa sia precedente alla fissazione della colonia musulmana di Lucera in Capitanata nel XIII secolo: certamente, seguendo anche le ricostruzioni ormai classiche di Pietro Egidi, la colonia islamica lucerina coltivò anche la canapa, come conseguenza delle sue tradizioni e abitudini anche agricole spostate da Federico II in Puglia dopo le ultime campagne militari cruente del 1246 che posero fine agli ultimi avamposti islamici in Sicilia, gli ultimi baluardi musulmani di Jato ed Entella, con la successiva tipica deportazione dei sopravvissuti a Lucera. A Jato ed Entella si coltivava anche la canapa come tassello utile della filiera arborea araba in Sicilia.
La canapa era conosciuta in Occidente fin dai tempi di Erodoto che in un passo delle sue Storie ne attribuiva l'uso agli Sciti: il passo è celebre e ampiamente commentato nonché confermato dai ritrovamenti archeologici, gli Sciti utilizzavano la canapa per scopi religiosi legati alla celebrazione dei riti funerari.
Anche Plinio il Vecchio nella sua monumentale Storia Naturale, parla della canapa citando, come sua fonte greca, Bolo di Mendes.
Tuttavia se con Erodoto di Alicarnasso, Bolo di Mendes e Plinio il Vecchio siamo ancora nel campo della citazione erudita e curiosa, con Dioscoride e la sua Materia Medica, si accede al campo della Medicina, seppure antichissima. Dioscoride Pedanio della città greca di Anazarba in Cilicia visse nel I secolo d. C. e fiorì all'epoca degli imperatori Claudio e Nerone, tra il 41 e il 68 d. C.: fu probabilmente un medico dell'esercito romano. Scrisse il suo trattato Della materia medica, per illustrare le caratteristiche botaniche di tutte le piante medicinali che conosceva personalmente, e per svelare le loro proprietà farmacologiche e i loro impieghi terapeutici. Dioscoride suddivide la canapa in due distinte tipologie o varietà: canapa domestica e canapa selvatica.
“I, III, 165. Canapa domestica. La canapa è usta per fabbricare corde resistenti. Ha la foglia simile a quella del frassino, maleodorante, fusto lungo e vuoto, seme rotondo che mangiato in grande quantità diminuisce la fertilità del maschio, e che invece, spremuto quando è ancora verde, è efficace per il mal d'orecchio. & I, III, 166. Canapa selvatica. La canapa selvatica ha il fusto breve come quello dell'altea, ma più scuro, più acuto e più piccolo; la foglia somiglia a quella della canapa domestica, ma è più acuta e più scura; il fiore, rossastro, è come quello del lychnis, il seme e la radice come quelli dell'altea. La radice macerata mitiga le infiammazioni, riduce gli edemi e disperde il tessuto indurito intorno alle articolazioni. La sua corteccia è adatta alla coltivazione di corde.”
Nel periodo tardoantico le proprietà calefacenti della canapa, riconosciute anche da Oribasio di Pergamo il medico personale di Giuliano l'Apostata, vengono sfruttate nella medicina per curare le ustioni da freddo. Questo uso era già noto a Plinio, che ne parla nella Storia Naturale (XX, 259), e viene descritto esplicitamente in un compendio anonimo di fitoterapia pervenutoci sotto il nome forse spurio di Erbario di Apuleio Platonico. Questo manuale, molto diffuso e ripetutamente copiato per tutto il Medioevo, è eminentemente pratico e riporta, in veste di ricettario, a CXV, 1-2: “1. Por il dolore al seno. Applica la canapa selvatica pestata in grasso animale: guarisce l'edema e, se c'è ascesso, lo purga. 2. Per le scottature a freddo. Stempera nell'aceto il frutto della canapa selvatica, tritato con seme d'ortica, e applicalo alle scottature.”
Tuttavia il Medioevo è anche il periodo per eccellenza della superstizione e delle tendenze magiche: l'opera medica di Marcello di Bordeaux, I Farmaci, è significativa in questo senso. Marcello scrive sulla canapa, a IX, 77, e dice con piglio pratico: “Lega la radice di canapa al tuo braccio destro: di preferenza, avvolgici tutto il braccio, ma se ne hai poca, allora fattene un amuleto da sospendere al collo. Per farti capire quanto è potente questo rimedio; se leghi la radice come ti ho spiegato, il flusso del sangue si fermerà immediatamente, e si metterà a scorrere quando lo slegherai e leverai la radice.”
Ma il Medioevo ha anche visto la fioritura di una santa come Ildegarda di Bingen che, nella sua vastissima opera, ha dedicato pagine illuminanti sull'uso e il consumo delle piante medicinali in opere specifiche come La Medicina Semplice. In questa operetta realizzata per scopi pratici ma allo stesso tempo con piglio di 'elevata' competenza tecnica, Ildegarda afferma: “La canapa [hannf] è calda, e cresce quando l'aria non è né molto calda né molto fredda, a anche la sua natura è così, e il suo seme è salutare, e mangiarlo fa bene alle persone sane, ed è leggero per lo stomaco e utile, perché ne scaccia lo slim ed è digeribile, e diminuisce i cattivi umori e rafforza i buoni umori. Tuttavia, chi ha testa malata e cervello vuoto [cerebrum vacuum] se mangia della canapa avrà facilmente dei dolori di testa. Chi invece ha la testa sana e il cervello pieno non riceverà male. Ma chi invece è molto malato avrà anche mal di stomaco. Se invece è poco malato, non ne riceverà male.”
Dopo Ildegarda anche un papa fa un accenno all'uso terapeutico della canapa: Giovanni XXI (1276-1277), al secolo Pietro Ispano (Lisbona 1220 – 1277 Viterbo), scrisse, tra le altre sue opere, un aureo e fortunatissimo trattatello di medicina pratica dal titolo, Il tesoro dei poveri: questo libello è un condensato di diverse autorità mediche antiche e tardoantiche dedicato ai monaci che si dovevano occupare della cura dei poveri. La ricetta prescrive il cascame della pettinatura della canapa come antidolorifico nelle otiti, sulla scia di quanto avevano già suggerito Dioscoride, Plinio e Marcello di Bordeaux: “Dolore all'orecchio. Item: la stoppa di canapa intinta in bianco d'uovo fa molto bene. L'ho provata.”
E per cercare ironicamente, ma realisticamente, i quarti di nobiltà nella produzione e nell'uso della canapa in Capitanata è certamente utile e suggestivo ricordare che tra gli esperimenti settecenteschi del principe Sansevero troviamo menzionata anche la canapa, nella sua speciale funzione di produzione tessile. Citando dalla Breve nota di quel che si vede in casa di Raimondo di Sangro Principe di Sansevero, è interessante ricordare che: “La Canapa più grossa, corta, e la più dispregevole fa il Principe divenire fine, bianca, e lustre, come la seta; di maniera che in luoghi dove vi sia qualche fiume, o acqua corrente, può dare di guadagno circa il cinquanta per cento; e se ne veggono delle mostre nella Casa suddetta.”
Solo il Sansevero nel suo secolo XVIII ebbe la lungimiranza di utilizzare in senso industriale e commerciale la canapa per la produzione di tessuti e finanche in diretta concorrenza nientemeno che con la Cina o la Persia: a confermare questa ingegnosa soluzione tecnica sarà qualche anno dopo il padre Michelangelo Manicone (m. 1810), che discute con competenza e attenta intelligenza sulla produzione tessile a Vico del Gargano.
Parlare della produzione e dell'utilizzo della canapa a Vico è per il Manicone una propizia occasione per discutere sull'uso della scienza e della chimica al servizio concreto della società, e ad illuminare il suo discorso è un esempio assieme curioso e istruttivo: “Metodo di rendere la nostra canapa così bianca, e cos' fina, come quella di Persia. E' scritto, che Almansore dotto Principe Saraceno punì di molte battiture Abubecker Rasi, perché questo Galeno Arabo non seppe mettere ad effetto le cose scritte in un suo libro di Chimica. Ai dì nostri non sono battuti que' Filosofi, che molto pensano, e niente operano. Ma essi che scrivono per eternare la loro memoria, sappiano, che i loro nomi dopo la tomba si giaceranno confusi coi nomi vuoti del popolo. Il solo ajuto delle sperienze utili può raccomandare i nomi della Storia Filosofica, e campargli dalla ingiuria degli anni, e dalla non curanza de' posteri. Mettiam dunque ad effetto le cose scritte.”
E ancora, il Manicone continua proponendo l'utilizzo della canapa in alternativa all'uso, molto più costoso, del lino veneziano; siamo nel 1803, anno in cui Michelangelo Manicone completa il suo lavoro intitolato La Fisica Daunica (che precede solo di qualche anno la sua opera maggiore in cinque tomi, La Fisica Appula, edita nel 1806-7): “Finissime e bianchissime sono le tele di Vico; ma al forestiere non torna conto di comperarle, perché costano assai. L'alto prezzo di tali tele deriva dall'alto prezzo del bianco, fino e forte lino Veneziano, e Monachino, che i marinai di Vico portan qua da Venezia. Proscriver dovrebbonsi tali lini, perché molto denaro estraggon da Vico. Obbiettar mi si potrebbe, che qui poi non si fabbriccherebbon più tele fine: ma io dico, che fabbricare vi si potrebbon colla sola canapa, che i Vaticali nostri portano da Benevento, e da altri paesi della Campagna Felice [Questo era il vero nome della Campania ora tristemente rinominata 'terra dei fuochi']. Non è punto esagerato e romanzesco questo mio pensiero. Evvi un metodo facile di render fina la nostra canapa, e così bella come quella di Persia. L'accennato metodo fu dal bravo Principe di San Severo escogitato: ed io l'anno scorso lo feci agevolmente eseguire dalla diligente mia Sorella e dalle mie nipoti, che non sanno star mai colla mano in mano. La canapa riuscì più fina, più forte, e più bianca de' lini Veneziano, e Monachino, ma meno morbida. In mia casa si eseguì il processo con la cenere de' sarmenti, il dotto Principe lo eseguiva con la soda ridotta in polvere …” Segue la descrizione completa del metodo che il Manicone applica seguendo le suggestive Lettere del signor D. Raimondo di Sangro Principe di Sansevero sopra alcune scoperte chimiche indirizzate al signor cavaliere Giovanni Giraldi fiorentino, pubblicate a Napoli il 1753. In conclusione: “Fatte tutte queste operazioni, voi avrete una canapa così bianca, e così fina, come il miglior lino d'Olanda.”
Oggi è accertato che la canapa possiede proprietà uniche di bonifica e purificazione dei terreni contaminati, ed in una terra che si vuole tristemente definire dei fuochi e o delle immondizie interrate per scopi di piccolo miope e scarso e povero lucro senza lungimiranza sarebbe una piccola grande manna piantare la canapa a costo zero, finanche in termini di utilizzo dell'acqua, per bonificare i terreni in via 'definitiva', e per attivare piccole filiere di produzione artigianale e agricola di livello altamente, razionalmente e intelligentemente biologico.
Dopo questo breve excursus storico sulla canapa, è importante sottolineare che cercare di descrivere in una volta sola tutte le proprietà della canapa può essere difficoltoso, specialmente per il fatto che sono davvero moltissime. Ma è possibile e doveroso dare uno sguardo d’insieme, sia per rendere merito a questa pianta straordinaria e sia per meglio comprenderne le alte potenzialità.
I semi di canapa sono uno degli alimenti con il più alto valore nutrizionale: contengono circa il 25% di proteine, in una combinazione unica nel mondo vegetale, poiché in esse sono presenti tutti e 9 gli aminoacidi essenziali, ovvero quelli che il nostro corpo non è in grado di sintetizzare. Gli aminoacidi sono i mattoncini con i quali il nostro corpo costruisce le proteine utili, come le immunoglobuline, alla base del funzionamento del nostro sistema immunitario.
Ancora, nei semi di canapa si trova inoltre una frazione grassa (35%) di ottima qualità, costituita per circa 3/4 da una miscela di acidi grassi polinsaturi, fondamentali per la regolazione dell’attività di numerose ghiandole, dei recettori nervosi e dei muscoli. Tra gli acidi grassi, gli Omega 3 e gli Omega 6 sono presenti in una proporzione particolarmente benefica, necessaria per il corretto funzionamento del sistema immunitario e la regolazione del metabolismo.
E' inoltre buono anche il contenuto di vitamine, in particolare la vitamina E, un potente antiossidante, le vitamine A, PP, C e quelle del gruppo B (esclusa la B12). Contengono inoltre molti minerali, tra cui calcio, magnesio e potassio.
Dai semi si ottiene per macinazione una gustosa farina, che mantiene tutte le proprietà nutrizionali dei semi ed è priva di glutine, quindi adatta anche a chi soffre di celiachia. Dal colore ambrato e dal delicato gusto di nocciola, questa farina diventa un ottimo ingrediente per ogni tipo di preparazione, sia dolce che salata.
Dalla spremitura a freddo dei semi si ottiene un olio dalle eccellenti proprietà, idoneo non solo al consumo alimentare, ma anche alla cura della pelle e alla preparazione di cosmetici. Questo olio, dal gusto delicato che ricorda leggermente le nocciole, deve essere utilizzato solo a crudo per poterne preservare le eccezionali proprietà antiossidanti, immunomodulanti e antinfiammatorie, attualmente oggetto di diversi studi. La qualità degli acidi grassi contenuti nell’olio di semi di canapa è alla base delle sue proprietà benefiche. Esso contiene infatti alte percentuali di acidi grassi essenziali - cioè non sintetizzabili dal nostro organismo -, circa il 15-25% di Omega 3 α-linolenico, e circa il 50-70% di Omega 6 (linoleico 45-65%, oltre al 4% di γ-linolenico). Questo olio rappresenta quindi una delle poche fonti vegetali di acido alfa linolenico, oltre all’olio di semi di lino e all’olio di pesce. Sul totale degli acidi grassi, quelli saturi rappresentano solo il 9-11%.
Queste caratteristiche rendono l’olio di canapa un grande aiuto nella prevenzione di problemi cardiocircolatori, grazie all’abbassamento dei livelli di colesterolo nel sangue, e un protettivo in caso di danno al miocardio dovuto ad infarto. La maggior parte della malattie cardiovascolari è causata dalla formazione di depositi di grasso sulle pareti interne dei casi sanguigni e dalla progressiva perdita di elasticità di questi ultimi, processi accelerati da elevati livelli di colesterolo, dallo stress, dal fumo e da un eccessivo apporto di grassi saturi.
Importante inoltre la presenza di alcuni fitosteroli, tra i quali il Tetraidrocannabinolo (THC) ad un livello estremamente basso, tale da non causare alcun effetto psicoattivo, e il Cannabidiolo (CBD), il quale non ha un effetto psicoattivo, ma è in grado di modulare le risposte del nostro sistema immunitario e di agevolare le funzioni cognitive e mentali.
Da segnalare, infine, la presenza di altri fitosteroli che ostacolano l’assorbimento del colesterolo e contribuiscono alla sua diminuzione; la lecitina, un fosfolipide che aiuta la metabolizzazione dei grassi da parte del fegato; i caroteni, predecessori della vitamina A, necessaria per la crescita e la vista.
Applicato sulla pelle, questo olio ha un effetto anti-età, idratante, elasticizzante e protettivo. Applicato direttamente sul cuoio capelluto con un lieve massaggio aiuta inoltre a riequilibrare le sue funzioni in caso di sebo o forfora ed è un eccellente nutriente e ristrutturante per i capelli: grazie al suo complesso vitaminico e alle sue proteine, migliora visibilmente le condizioni di pelle e capelli, sostenendone le funzioni metaboliche ed un sano equilibrio.
Concludiamo con un breve elenco dei principali utilizzi della canapa.
Alimentazione – I semi della Canapa, consumati direttamente o trasformati in olio e farine, possono essere utilizzati per l'alimentazione sia umana che animale. I fusti e le foglie sminuzzati, per l’elevata quantità di fibre, sono adatti all’alimentazione di ruminanti e cavalli. Le proprietà dei semi sono state riconosciute dal Ministero della Salute con una Circolare in data 22 maggio 2009. Privi di THC, sono infatti ricchi di omega 6 ed omega 3 e si prestano bene all’alimentazione vegana e vegetariana in quanto ricchi di proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile.
Bonifiche – La Canapa è una pianta che potrebbe rappresentare un modo economico per bonificare terreni contaminati da alcuni metalli pesanti e particolari composti inquinanti. È, tra le altre cose, molto facile da coltivare e si adatta a diversi tipi di terreni e climi. Potrebbe quindi, utilizzata per scopi non alimentari, svolgere una funzione di fitoestrazione e fitostabilizzazione.
Carburanti – La materia secca può essere trasformata in carbonella, metanolo, metano o benzina, attraverso il processo di “pirolisi”, o distillazione frazionata, usato anche dagli antichi Egizi. È un processo che risulta più efficiente, in termini di rapporto tra resa e quantità di materia di partenza, del normale processo attuato per la trasformazione di combustibili fossili e carbone.
Carta – Fino alla fine del 1800 dal 75 al 90% della carta era realizzato dalla Canapa, attraverso il riciclo degli stracci. La carta di Canapa ha una durata elevatissima. La polpa di questa pianta utilizzata per produrre la carta, è inoltre più morbida e chiara di quella da legno, per cui non richiede il trattamento con gli acidi tossici che sono previsti invece nella produzione tradizionale.
Cordame – Fino ad almeno gli anni ’30 del Novecento venivano fabbricate corde, funi, reti, ma anche finimenti per animali da soma e da tiro.
Edilizia – Ci sono tracce di utilizzo per le costruzioni, con fibre di Canapa e calce idraulica, fin dal 500 d. C. in Francia. Questo mix viene ancora utilizzato per la sua resistenza, ma ha notevoli proprietà anche di isolamento termico, risparmio energetico, isolamento acustico e resistenza antincendio. Combinando poi la sua fibra con quella del legno, si ottengono dei pannelli adatti anche all’arredamento e al design. E siamo all'uso della canapa in veste di 'biomassa'.
Pacciamatura e lettiera – Il fusto o il canapulo (parte legnosa dello stelo) possono anche essere sminuzzati e utilizzati per la copertura del terreno attorno alle piante in agricoltura o giardinaggio e come lettiera per gli animali, tutta naturale e quindi poi compostabile.
Plastica – Anche con cellulosa di Canapa si possono produrre plastiche resistentissime. Basti pensare che nel 1941 Henry Ford vi aveva realizzato un’auto (con l’utilizzo anche di soia, grano, lino e ramiè) leggera e resistente. Ancora adesso alcune componenti di particolari tipi di automobili, sono realizzati con questo materiale.
Tessuti – Uno dei suoi più antichi utilizzi: le stoffe che si ottengono dalla Canapa sono morbide, fresche in estate e calde d’inverno, assorbono l’umidità dal corpo e la rilasciano all’esterno, sono molto resistenti e hanno la caratteristica particolare di assorbire i raggi infrarossi e UVA fino al 95% e di schermare dalle radiazioni di campi elettrostatici ed elettromagnetici. È inoltre un tessuto naturale, che non ha cioè subito alcun tipo di lavorazione chimica.
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